[...] Adesso conduciamo lo sguardo in una stanza vuota, priva di rumori e inquinamento visivo. Su una parete ci attira a distanza un puntino rosso che stilla liquido color sangue, come una piccola ferita nel bianco, al centro di una piccola superficie che mostra la sua felice imperfezione, la macchia dentro l’assoluto, la salvezza del corpo di fronte alla “presunzione” dell’anima. Quell’opera ci osserva come un ciclope della coscienza collettiva, emana la forza esoterica dei moloch interrogativi. Sembra l’attesa dell’eterno che si rinnova nell’umanità ferita, nel destino di una sofferenza condivisa, nella sua attitudine per un futuro anteriore e liberatorio.
Il rosso pulsa come un battito atavico ma misurabile. Una nascita nel bianco, una morte nel bianco: la ciclicità infallibile del sangue dentro il suo bianco elettivo, dentro la purezza del foglio da scrivere, dentro la misura dello spazio nella di- mensione del tempo cosmico.
Solo il bianco possiede la sintesi estrema, il punto zero di ogni direzione, la fine di ogni inizio.
Il bianco di Manciocco è un colore grammaticale e sintattico, incarna la parola e la frase nella continua ricerca di un esito. Un’epidermide viva e mutante che si adatta ai corpi progettuali, plasmandosi per costruire un senso, una direzione. Ed è qui che l’artista trova la sua grammatica ideale: che porta il bianco nella direzione della piega anonima, del rivolo silente, dell’assenza di qualsiasi virtuosismo. Manciocco costruisce un bianco antieroico, marginale e spudorato. Vuole un bianco accessibile, figlio di nebbia e polvere, un bianco di nubi e muri in cemento. Un colore della resistenza, che letteralmente “resiste” davanti allo sporco superficiale, un colore che accetta di farsi tatuare dagli altri colori ma che lascia vive le sue tracce ascetiche, le sue virtù speciali e superiori. Manciocco sembra sussurrarci il vigore rinnovabile del bianco, la sua forza indelebile che tanto emergeva nella pittura antica, quando veniva dosato con sapienza centellinata, affinché permanesse la sua straordinaria diversità dal resto. Gianluca Marziani

 

Ruber (2013-14) Placca in acciaio inox, dispositivo, sangue per effetti speciali. 19,8x14,8cm.

 

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